Domenica, fra le macerie di un capoluogo perduto che fino a un'anno fa stava al centro del mondo, protagonista di decine di promesse d'aiuto giunte da ogni dove, fiore all'occhiello e vanto di un governo egoista, falso e corrotto che compra voti a stupidi elettori a suon di promesse e vallette televisive; si è svolta all'Aquila la Sacra Messa, trasmessa puntualmente alle 11 da Rai1, primo canale della Tv di stato ex laica (ma tralasciamo questo discorso...).
Quale sia stato il tema centrale della predica bè, si capisce...fare una messa a l'Aquila di questi tempi è sicuramente simbolico e la Chiesa pare finalmente aver preso una posizione dura e critica in difesa dei poveri terremotati e dell' incompetente operato del governo che anzi, domenica avrà di certo tremato nel sisma provocato dalle parole della Chiesa stessa. Ai farabutti del governo infatti non sarà di certo piaciuta la sentenza dell'arcivescovo della città che, come una scure si è abbattuta sulla "vergongosa situazione degli aquilani, costretti non a vivere ma a sopravvivere fra i mattoni di una città fatiscente e terribilmente dimenticata". E che dire di quando ha coraggiosamente tirato in ballo Berlusconi, invitandolo a "sostituirsi almeno per un giorno a questi abruzzesi per provare a tornare a vivere con i piedi per terra". Grande brusio e visibile apporvazione fra la gente che si è poi alzata inpiedi ad applaudire il curato con tanto di slogan e urla contro il governo, placate solo dal prolungato invito dello stesso oratore alla calma.
Macché, magari...non è successo nulla di tutto questo.
L'omelia dell'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari fu tutta sul "perdono". E pensare che proprio Molinari era diventato famoso in aprile quando non perdonava affatto il popolo delle cariole (che per settimane ha portato via tonnellate di macerie a mano) sostenendo la ormai vecchia e vile storia delle strumentalizzazioni politiche.
Se non fosse per fascioni gialli che avvinghiano ancora le colonne frantumate della basilica di Santa Maria di Collemaggio, si direbbe che la messa domenicale sia andata in onda da un posto qualsiasi di una città qualsiasi in un giorno d'estate qualsiasi. Una città fantasma, o una delle "città invisibili" di Calvino: sospesa, incantata, inesistente. Viene mostrata più volte, invece, la splendida facciata restaurata, sì, ma con lavori progettati e iniziati ben prima del terremoto, quindi estranei a qualsiasi intervento di carattere emergenziale. Il terremoto? Nemmeno l'ombra. Gli aquilani? un pò ce n'erano..gli altri sono sulla riviera non c'erto in vacanza ma bensì ad aspettare lo sfratto dagli alberghi che si sono stufati di aspettare i soldi dallo Stato e hanno già cominciato a scacciarli...per strada senza casa né lavoro. Il Miracolo tanto sventolato da certi farabutti, gli aquilani lo stanno ancora aspettando e pare che sia più facile vedere la Madonna scendere dagli altari e spalare i calcinacci, che avvistare una ruspa firmata "Berlusconi" a ripulire l'Aquila e ridargli quell' umanità perduta. Nessuna ripresa sullo stato in cui si trova la città, non è successo niente..."nulla saccio", come dicono i mafiosi. Non una parola, che sia vera. Probabilmente il regime ha posto il sigillo anche sul terremoto e ha coperto l'ennesima vergogna e l'ennesimo problema non risolto. Dell'Aquila ci rimane una cartolina ricordo.
Quale sia stato il tema centrale della predica bè, si capisce...fare una messa a l'Aquila di questi tempi è sicuramente simbolico e la Chiesa pare finalmente aver preso una posizione dura e critica in difesa dei poveri terremotati e dell' incompetente operato del governo che anzi, domenica avrà di certo tremato nel sisma provocato dalle parole della Chiesa stessa. Ai farabutti del governo infatti non sarà di certo piaciuta la sentenza dell'arcivescovo della città che, come una scure si è abbattuta sulla "vergongosa situazione degli aquilani, costretti non a vivere ma a sopravvivere fra i mattoni di una città fatiscente e terribilmente dimenticata". E che dire di quando ha coraggiosamente tirato in ballo Berlusconi, invitandolo a "sostituirsi almeno per un giorno a questi abruzzesi per provare a tornare a vivere con i piedi per terra". Grande brusio e visibile apporvazione fra la gente che si è poi alzata inpiedi ad applaudire il curato con tanto di slogan e urla contro il governo, placate solo dal prolungato invito dello stesso oratore alla calma.
Macché, magari...non è successo nulla di tutto questo.
L'omelia dell'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari fu tutta sul "perdono". E pensare che proprio Molinari era diventato famoso in aprile quando non perdonava affatto il popolo delle cariole (che per settimane ha portato via tonnellate di macerie a mano) sostenendo la ormai vecchia e vile storia delle strumentalizzazioni politiche.
Se non fosse per fascioni gialli che avvinghiano ancora le colonne frantumate della basilica di Santa Maria di Collemaggio, si direbbe che la messa domenicale sia andata in onda da un posto qualsiasi di una città qualsiasi in un giorno d'estate qualsiasi. Una città fantasma, o una delle "città invisibili" di Calvino: sospesa, incantata, inesistente. Viene mostrata più volte, invece, la splendida facciata restaurata, sì, ma con lavori progettati e iniziati ben prima del terremoto, quindi estranei a qualsiasi intervento di carattere emergenziale. Il terremoto? Nemmeno l'ombra. Gli aquilani? un pò ce n'erano..gli altri sono sulla riviera non c'erto in vacanza ma bensì ad aspettare lo sfratto dagli alberghi che si sono stufati di aspettare i soldi dallo Stato e hanno già cominciato a scacciarli...per strada senza casa né lavoro. Il Miracolo tanto sventolato da certi farabutti, gli aquilani lo stanno ancora aspettando e pare che sia più facile vedere la Madonna scendere dagli altari e spalare i calcinacci, che avvistare una ruspa firmata "Berlusconi" a ripulire l'Aquila e ridargli quell' umanità perduta. Nessuna ripresa sullo stato in cui si trova la città, non è successo niente..."nulla saccio", come dicono i mafiosi. Non una parola, che sia vera. Probabilmente il regime ha posto il sigillo anche sul terremoto e ha coperto l'ennesima vergogna e l'ennesimo problema non risolto. Dell'Aquila ci rimane una cartolina ricordo.
Un altra mossa vincente per il governo e un'altra meschina mancata presa di posizione della Chiesa, che come al solito non si sbilancia e rimane con il culo parato: dalle riprese all'Aquila risulta solo che perdonare è bene. «Benvenuti all'Aquila, la città che sta vivendo il giubileo celestiniano»...così iniziava.
Bella la messa, bella la Rai, bella l'Italia...così è finita.
Bella la messa, bella la Rai, bella l'Italia...così è finita.
Fonti: Abruzzo 24ore
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