sabato 25 dicembre 2010
Natale in Terra Santa
Nonostante il silenzio della stampa, gli attacchi israeliani continuano
nella Striscia
E' sorprendente constatare quanti giornalisti internazionali, anche fra i
più quotati, una volta giunti a Gaza riportino come l'assedio si sia
attenuato osservando i negozi strapieni di cianfrusaglia e il declino del
mercato nero dei tunnel negli ultimi mesi.
Senza necessariamente entrare nella Striscia basterebbe documentarsi con i
rapporti delle maggiori organizzazioni per i diritti umani per comprendere
la situazione reale. Recentemente, 21 fra le maggiori Ong che operano a
Gaza, fra le quali Amnesty International, Oxfam, Save the Children,
Christian Aid and Medical Aid for Palestinians hanno denunciato come un
milione e mezzo di abitanti della Striscia, (più della metà sono bambini)
continuano a essere strangolati da un assedio illegale sotto ogni punto di
vista.
Nel rapporto, nominato "Speranze svanite, la continuazione del blocco di
Gaza" si fa luce sulle promesse disattese d'Israele di un allentamento
dell'assedio all'indomani del massacro dello Freedm Flotilla. Secondo l'Onu,
Israele ha permesso l'entrata a solo il 7 percento del materiale necessario
per la ricostruzione degli ospedali e delle scuole danneggiate o distrutte
durante l'offensiva Piombo Fuso, e ciò fra le altre cose quest'anno ha
comportato l'impossibilità d'accesso all'istruzioni ad oltre 40 mila
studenti. L'economia continua a essere al collasso per via del blocco delle
importazioni e delle esportazioni, con il 93 percento delle industrie chiuse
e oltre il 70 percento della forza lavoro disoccupata. L'88 percento della
popolazione continua a vivere di aiuti, sotto la soglia di povertà.
L'imposizione della "buffer zone", quella porzione di terra nei pressi del
confine che Israele ha di fatto sequestrato sparando a chiunque si avvicini,
secondo l'Onu riguarda terreni fertili dal confine fino a un chilometro e
mezzo nell'entroterra palestinese, cioè il 35 percento del totale dei
terreni coltivabili a Gaza e che ora sono lasciati incolti. E' proprio
avvicinandosi a queste zone di confine che si ha la misura di quanto
l'assedio non si sia affatto attenuato, ma al contrario stretto attorno alle
vite dei suoi abitanti, rendendo la vita impossibile ai contadini e ai molti
raccoglitori di materiale edile di riciclo dai palazzi in macerie.
Dall'inizio di novembre ad oggi, il Palestinian Center for Human Rights e
l'International Solidariety Movement hanno documentato 31 attacchi compiuti
dei soldati israeliani al confine direttamente contro civili palestinesi.
Sei di queste vittime sono bambini.
Restiamo Umani
Vittorio Arrigoni per Peacereporter.net
giovedì 23 dicembre 2010
Vieni via con me
Andrea De Lotto, 45 anni, insegnante alla scuola italiana, ha lasciato l’Italia nel 2001. È scandalizzato dal discorso della destra: “Dagli anni Novanta la situazione è diventata insostenibile. La Lega Nord ha iniziato a inviare il suo messaggio razzista contro i meridionali, ora lo fa contro gli stranieri” dice, ricordando “con vergogna” episodi come quello dei campi rom bruciati, la corruzione, le aggressioni, i gruppi neofascisti in aumento, le ronde dei cittadini per difendersi, le leggi ad-personam…[...]
La morale del Vaticano
Luna e Sara hanno 29 e 32 anni e sono una coppia di fatto. La prima è fotografa, la seconda designer grafica. Hanno lasciato l’Italia per ovvi motivi, non sopportavano la morale di un paese fortemente influenzato dal Vaticano che non le ha mai accettate fino in fondo. “Il paragone con la Spagna è brutale”, dice Luna.
Alberto, anche lui omosessuale, si lamenta della leggerezza con cui si affronta l’argomento: “Ne fanno riferimento esclusivamente i reality show, è vergognoso.”
E la Sinistra, che ruolo ha? Tutti gli intervistati concordano sul fatto che è complice della situazione. “Non ha creato un discorso unitario, ha consegnato il potere alla destra”, afferma Antonio Paolo Russo, professore presso l’Università Rovira i Virgili, 41 anni, che era legato al PCI e poi al PDS (Partito Democratico della Sinistra). De Lotto, l’insegnante elementare milanese, chiarisce questa valutazione: “La sinistra è andata perdendo contatto con la gente e molti lavoratori si sono fatti convincere dal linguaggio della destra, che ha giocato la carta della paura: “difendi casa tua dal marocchino, il tuo lavoro e la tua famiglia”, gli dicono.
“Non hai bisogno di un esercito per imporre una dittatura”, afferma Michele Tabucchi – figlio dello scrittore toscano Antonio Tabucchi -, fotografo di 39 anni che ammette che nel suo paese c’è stata una “rivoluzione culturale televisiva negli ultimi decenni che ha trasformato i cittadini in telespettatori.” Lui era piccolo, ma ricorda un’altra Italia: “Ho vissuto il terrorismo e la mafia, altri tempi, ma anche un’Italia più solidale, più sincera, più viva e più simpatica. Il potere dei mezzi di comunicazione è brutale.”
Ma che cosa fanno questi italiani? Se ne vanno, abbandonano la nave? “Non si tratta di un coniglio che fugge” spiega Claudia. “Andarsene non è sempre facile. La situazione di scoraggiamento è molto forte. Io non credo che sia un atto di codardia”. Non lo è. Lo dimostrano iniziative come Lo Sbarco o associazioni come AltraItalia, che mirano a far conoscere dal di fuori la situazione del paese. Parlano di cambiare l’Italia? “Non esageriamo…” dice Marcello, “semplicemente vogliamo spiegare problemi che dall’interno sono difficili da spiegare per via del terribile potere dei media”. L’insegnante della Scuola italiana fa un esempio per spiegare questa differenza: “Quando butti una rana in una pentola d’acqua bollente, quella salta e se ne va; quando l’acqua è tiepida però, e la fai scaldare lentamente fino a farla bollire, la rana non si rende conto di cosa sta succedendo e ci resta dentro finché muore”. Torneranno a casa? Per la maggior parte l’Italia sarà sempre il paese più bello del mondo, ma Barcellona è diventata la loro casa. “Ho poche speranze che tutto questo cambi: non vedo un altro Rinascimento al momento. E non è pessimismo, è realismo”.
martedì 21 dicembre 2010
Kennedy risponde a Gasparri
Marco Travaglio
Intanto, è lo stesso Kennedy a rispondere alle irripetibili parole di Gasparri...
venerdì 17 dicembre 2010
Violenti, volenti o nolenti
Via del corso, la desolazione e il silenzio che si è lasciato dietro lo scontro: madre e figlio camminano noncuranti. Gli acquisti nelle tante buste tra le mani...in lontananza il fumo dei lacrimogeni si confonde con le lucine degli addobbi natalizi...
Alice: "Non è qui che ho preso le manganellate. Quelle me le hanno date alla schiena e alla testa. Però mi hanno spiegato che dopo un po' l'ematoma scende...". Le manca una scarpa da martedì Ha fame e freddo. "Abbiamo passato la notte in via Patini, dove fanno il fotosegnalamento. Ci hanno messo in uno stanzone senza una sedia o una panca in cui hanno tenuto sempre aperte le finestre. Niente da mangiare, niente da bere". Dopo l'arresto "ci hanno legato i polsi con le stringhe di plastica e un poliziotto ci ha detto che ci avrebbero fatto vedere cosa era successo a Bolzaneto. Finché non è arrivato un superiore che ha ordinato di non toccarci". Anche al commissariato "Trevi" ci sono stati momenti complicati. Alice ha una smorfia di pudore: "Diciamo che non ho voglia di ripetere cosa mi ha detto uno degli agenti che ci sorvegliavano".
Riccardo Li Calzi, palermitano e studente fuori sede a Bologna, è accusato di aver "selvaggiamente resistito all'arresto". Trasecola. Ha dei punti in testa e il mignolo fratturato. Giura di essere stato preso alle spalle da una carica in via del Corso. Che di "selvaggio" c'è stato solo l'accanimento di uno sfollagente sulla sua testa, mentre era ormai sull'asfalto. Il Tribunale lo ascolta perplesso. Finché l'avvocato Francesco Romeo non mostra su un notebook un video pescato su YouTube ("La Polizia si accanisce sui manifestanti"). Riccardo si distingue rannicchiato in posizione fetale. Non ha il volto coperto. Implora di non colpirlo ancora, mentre tenta di salvare gli occhiali che stringe nella mano sinistra. Il Tribunale acquisisce le immagini.
Anche Angelo De Matteis non si riconosce nella descrizione del brogliaccio di arresto che lo accusa di resistenza. È uno studente barese di lingue. Ha un bendaggio sulla testa che copre i tre punti che suturano la ferita aperta dallo sfollagente che lo ha abbattuto davanti alla saracinesca di un negozio di via del Corso, cui aveva bussato, implorando di aprire, quando le cariche erano cominciate. "Ricordo questo poliziotto corpulento con la maschera antigas e un braccio grande come la mia gamba che continuava a darmele. Ricordo anche che mi hanno sputato". Aggiunge: "In piazza non ho fatto niente. Non ho tirato neanche una carta per terra. E so che in piazza ci tornerò. Questa volta in mutande e a mani alzate, così vediamo".
Queste sono alcune delle testimonianze dei ragazzi arrestati e poi liberati, sostanzialmente per mancanza di prove, dato che non ci sono video né foto che li ritraggono nelle attività per le quali sono stati accusati. Maroni è indignato e li giudica come "veri e propri delinquenti", una "minoranza di professionisti della violenza che non vorranno perdere la prossima occasione per creare violenza e terrore" e che, secondo il ministro, hanno "preso in ostaggio" il grosso del corteo. Alfano invia gli ispettori dicendo di essere "dalla parte dei cittadini", come se gli studenti non fossero più cittadini. I partiti si dividono. Alemanno grida all' "ingiustizia". Le televisioni attaccano gli studenti. Poco si parla dei perché della protesta e ci si ferma al primo gradino, quello della normale critica alla violenza...la cosa più facile. Solo Santoro ieri sera, durante una puntata molto accesa di Annozero, ha giustamente suggerito che gli studenti, dopo 2 anni di inascolto da parte delle istituzioni, sono per forza giunti a tanto. E purtroppo solo grazie a questo si è parlato di loro, di noi, in questi giorni.
Quanta schifosa ipocrisia nell'aria: vorrei tanto vedere la stessa indignazione verso politici evasori, corrotti e mafiosi al governo. Solo allora potrei dar retta agli italiani.
F.
Fonti:
La Repubblica1
mercoledì 15 dicembre 2010
I soliti ignoti
Senza di loro, la guerriglia si sarebbe comunque creata, ma almeno io come cittadino italiano ed europeo, non mi sarei sentito dentro ad un falso e ipocrita regime, che paga coi soldi pubblici agenti di polizia per creare il caos anziché evitarlo. Questa assurdità non è Orwel, non è l'11 settembre, non è un regime sud-americano né uno sovietico; è l'Italia nel 2010, siamo noi adesso.
Questi agenti magari erano solo qualche decina, ma già abbastanza da rendere la cosa assolutamente immorale e incredibile. Che bisogno c'era di fare questo? Mi pare che la polizia aveva ben altro da fare e sia stata in enorme difficoltà per contenere una folla immane inferocita. Quale mente folle ha pensato di contribuire e alimentare il delirio già previsto? E comunque c'è bisogno di dire che sia profondamente ingiusto che il governo contribuisca agli scontri, alla violenza e all'instabilità di un popolo?
La risposta ufficiale della Guardia di Finanza (GdF) rasenta l'assurdo: se i manifestanti avevano radio e manette da agenti, era perchè le avevano rubate; e il giovane che soccorre un finanziere sotto shock con in mano una pistola, lo fa perchè vuole salvarlo dalla folla e non è in alcun caso un infiltrato della polizia...Inoltre, il ragazzo con manette e manganello in mano, oltre che indossare stranamente un giubbotto beige e perciò molto riconoscibile (solitamente i "facinorosi" si vestono tutti di nero per essere poco distinguibili nella mischia), indossa anche un guanto rosso, segni questi di voler essere ben distinto dai polizziotti per evitare qualche manganellata di troppo. In giornata tale persona è stata fermata e portata via dagli agenti, ma poi non risulta in alcun elenco di arrestati perché, si legge, "minorenne". Se guardate le foto, è davvero difficile da credere e da farci credere, che quell'uomo alto e piazzato, abbia 16-17 anni. Come se non bastasse, la GdF in giornata ha più volte ammesso la presenza di "agenti in abiti civili" per poi smentire subito dopo. Una bella barzelletta insomma. E purtroppo questi ormai fanno parte della scena, ce li dobbiamo aspettare alle manifestazioni, ci dobbiamo convivere, "tanto lo sai che ci sono gli infiltrati".
Sostenere ciò equivale a dargliela per vinta, accettarlo. No. E' questo che volevo dire con questo post. Questo fattaccio, questa tremenda ingiustizia, si ripresenta ogni volta, senza che noi gli dessimo il giusto peso, la giusta gravità. Anzi gravemente ce ne dimentichiamo sempre. Questo non deve passare, questo non deve più succedere. Questi infiltrati schifosi (come quelli di Genova, come quelli di Piazza Navona e chissà quante altre occasioni, ormai rientrate fra le vergogne e i segreti di Stato), che contribuiscono alla violenza di piazza, alla guerriglia, alla morte e al terrore, che offuscano le vere motivazioni della protesta e che infangano studenti e precari che lottano ogni giorno per avere un futuro; questi perenni impuniti, questi sudici soliti ignoti vanno presi, assieme ai loro mandanti, e trascinati in piazza per esser sottoposti a giudizio del popolo; e allora vorremo noi sentire davvero se le loro urla riusciranno a sovrastare quelle delle sirene della polizia.
Fonti:
La Repubblica
Assemblea studentesca
ASSEMBLEA STUDENTESCA
Muovi le chiappe
martedì 14 dicembre 2010
sabato 11 dicembre 2010
London calling
«Che cosa diavolo è successo alla Harry Potter generation?», si chiede l'Inghilterra per bene sorpresa dall'esplosione di una rabbia giovanile che non si vedeva da decenni. «Chi semina vento raccoglie tempesta», risponde Jonas, un ragazzo di 17 anni che studia in un college di Hackney nella zona est di Londra. «Che cosa si aspettavano da ragazzi che stanno condannando ad una vita senza futuro?».
Una generazione disillusa e arrabbiata, politicizzata ma poco ideologica che sembra trovare nella violenza di piazza l'unico mezzo per esprimere il proprio dissenso contro la politica lacrime e sangue proposta dal governo del Tory Cameron e del Libdem Clegg. Ragazzi che per parafrasare un celebre proverbio arabo assomigliano molto di più ai tempi di crisi in cui sono cresciuti, piuttosto che ai propri genitori che ai loro tempi di proteste ne hanno fatte poche, per lo più pacifiche, e su problemi che non li toccavano direttamente come la fame nel terzo mondo o l'apartheid in Sudafrica. E che non si sentono rappresentati dal sindacato studentesco percepito come distante e parte del sistema, ma neppure dai gruppuscoli e partitini della sinistra antagonista che pure cercano di approfittare dell'ondata di mobilitazione per reclutare militanti.
Il vecchio motto punk «no compromise» è diventato non a caso uno degli slogan più popolari tra gli studenti che scendono in piazza con tanti cartelli ma poche bandiere. Con la testa incappucciata ed i volti coperti, ed al suono di musica drum'n'base come eravamo abituati a vedere in Germania, in Francia o in Italia. Certo non nel regno di Elisabetta II. E questo antagonismo si riflette nelle dichiarazioni dei leader del movimento per nulla intimiditi dall'attacco della stampa contro gli studenti che il Sun bolla «yobs», come i compagni di violenze di Alex in Arancia Meccanica. Per Clare Solomon presidente del sindacato degli studenti universitari londinesi «chi parla di violenza è un'ipocrita. Sono gli stessi che sostengono la guerra in Afghanistan. I violenti sono quelli che usano i fucili. Non chi rompe una vetrina». Sulla stessa linea Mark Bergfeld, carismatico leader della coalizione Education Activist Network che sostiene che la violenza è stato «il risultato delle condizioni orribili in cui sono stati tenuti gli studenti», finiti cordonati per ore dagli agenti nella zona del parlamento.
Aaron Porter, presidente del sindacato degli studenti universitari (Nus) che sin dall'occupazione di Millbank dello scorso novembre aveva criticato la «minoranza violenta» si ritrova un pastore senza gregge. La vigilia pacifica di protesta con tanto di candele organizzata a Embankment sulle sponde del Tamigi, è stata un flop. Solo 7.000 persone contro le oltre 30.000 che hanno partecipato alla manifestazione di fronte al parlamento in cui si sono visti scontri di massa tra studenti e polizia. Ed ora il fronte radicale degli studenti si sta organizzando per creare un nuovo sindacato degli studenti da opporre al sindacato unico Nus tacciato di moderazione e indecisione.
Il radicalismo che sta provocando una scissione tra moderati ed antagonisti nel movimento studentesco britannico è la spia di un risentimento largamente diffuso non solo tra gli studenti universitari ma anche tra i teenagers delle scuole superiori che gli hanno dato manforte delle proteste.
Alla base c'è la percezione di un futuro che rischia di essere senza lavoro come è quello del 17% dei giovani inglesi, dato destinato a crescere nei prossimi mesi a causa del blocco delle assunzioni in buona parte del pubblico impiego e a causa della stretta sull'economia prodotta dai tagli. E va pure peggio per i laureati: il 25% sono senza lavoro in un paese in cui fino a tre anni fa le compagnie facevano incetta di studenti freschi di laurea.
Se ai tempi della crisi continuare a studiare non sembra aumentare le possibilità di trovare un posto di lavoro, per gli studenti l'università continua a rappresentare un approdo dove provare a esaudire i propri sogni anche se non sfoceranno in un posto di lavoro. «Perché devo fare per forza ingegneria o fisica, come vuole il governo?», si chiede Camilla una studentessa di 16 anni che vuole studiare antropologia all'università. Sono queste aspirazioni frustrate che alimentano gli insulti contro i «Tory feccia», e quello che si può solo chiamare un'odio di classe contro i banchieri che come denuncia Thomas, uno studente di sociologia, «prima ci hanno rubato i soldi ed adesso ci vogliono rubare anche la speranza».
martedì 30 novembre 2010
Studenti senza tetto
(legge Francesca Coin, uno dei ricercatori che manifestano contro la riforma dell’Università)
1. Almeno da quassù riesco a vedere l’orizzonte
2. Ci hanno detto che difendiamo i baroni. Ma qui sul tetto non se ne vede uno
3. Dopo dieci anni che faccio ricerca, devo ancora spiegare a tutti a cosa serve il mio lavoro
4. Dicono che i concorsi sono truccati. Per capire se è vero, mi piacerebbe poterne fare almeno uno
5. L’Università di Stato deve dimagrire, così può ingrassare l’Università privata
6. Gli scippi mi hanno sempre fatto paura. Ma non sapevo che si potessero scippare anche le Borse di studio
7. Sui tetti si sogna. Si sogna un’università pubblica, libera e aperta
8. Sono stanca di sentirmi dire che sono troppo giovane, che sono troppo vecchia, che ho pubblicato poco, che ho pubblicato troppo, che sono troppo autonoma, che sono troppo dipendente, che sono stata troppo all’estero, che non ci sono stata abbastanza.
9. Forse vado via da questo paese. Perché non posso più sentirmi inutile dopo tanti anni di ricerca
10. Forse rimango qui. Perché se se ne vanno i ricercatori, portano via il futuro. E senza futuro, il mio paese muore
domenica 28 novembre 2010
Riunione
alle 21.30 alla sede del Pablo Neruda
(al Mattei 1, vicino la lavanderia)
Per chi non sà dove sia, l'appuntamento è per le 21.15 davanti la portineria del Mattei.
Visti gli attuali movimenti dei nostri colleghi universitari INDIGNATI ed ESASPERATI dal nuovo disegno di legge proposto dalla Gelmini per la riforma scolastica, il circolo Pablo Neruda organizza la lettura ed il commento del DDL per una maggiore consapevolezza di ciò che sta accadendo.
La riforma attacca il nostro presente (l'UNIVERSITA') ed un nostro possibile futuro (la RICERCA), non è, perciò, possibile rimanere indifferenti mentre in tutta Italia gli universitari si stanno mobilitando per preservare uno dei nostri principali diritti, il DIRITTO ALLO STUDIO.
L'OCCUPAZIONE del Colosseo a Roma, della Torre di Pisa, del Porto di Palermo, del ministero del Tesoro a Milano, della Mole Antonelliana a Torino sono la risposta del mondo della formazione allo SMANTELLAMENTO DELL'UNIVERSITA' PUBBLICA.
venerdì 19 novembre 2010
DRAQUILA
venerdì 12 novembre 2010
DIRITTO A MIGRARE
Museo Scienze Naturali - Camerino
proiezione:
"Hotel House"
immigrazione, sicurezza, clandestinità
Ingresso gratuito
Interverranno
Margherita Barocci
coautrice del libro "Il porto sequestrato"
Valentina Giuliodori
Ass. Ambasciata dei Diritti - Marche
Don Giovanni Varagona
Parroco del carcere di Barcaglione (AN), con un'idea
Che significato ha acquisito questa parola? Di che cosa dobbiamo aver paura? Da che cosa dobbiamo proteggerci? Chi sono gli immigrati e cosa vogliono? Chi è un clandestino e quale trattamento gli viene riservato? Quanto ci riguardano i flussi migratori e come stanno cambiando? E' vero che in Italia si pratica la tortura? Che cosa accade nei CIE? Che cosa succede in Ancona quando un iracheno viene trovato
nascosto sotto un tir?
venerdì 5 novembre 2010
JESUS CAMP
ore 21:30
Sala Conferenze d' Avack
INGRESSO GRATUITO
Chi sono i "Kids on fire"? Chi è l'esercito di Dio? Qual'è "l'arte di lavare il cervello dei bambini"? Fino a dove vogliamo arrivare?
Jesus Camp
giovedì 4 novembre 2010
Ricordando....
In Italia oggi si celebra la giornata delle forze armate. Io preferisco ricordare qualcos'altro.
-
venerdì 29 ottobre 2010
BANDITE
ore 21:30
Sala Conferenze d' Avack
Chi erano le Bandite? Qual'è stato il ruolo delle donne nella resistenza italiana?Quanto sono state importanti? Perché di questo non se ne parla nei libri di storia?Senza il loro aiuto, l'Italia sarebbe uscita dal fascismo? Che ruolo riveste oggi la donna nella nostra società?
lunedì 25 ottobre 2010
STANDING ARMY
21:30
Museo Scienze Naturali - Camerino
Ingresso Gratuito
STANDING ARMY
Presenza del regista Thomas Fazi
Nel corso degli ultimi sessant’anni, gli Stati Uniti hanno tessuto intorno al mondo una ragnatela di basi militari senza precedenti nella storia. Oggi, queste ammontano a più di 700, in 40 paesi. Nessun continente è risparmiato. Sono una delle forze più influenti al mondo, eppure non sono soggette ad alcun dibattito. Hanno cambiato la vita di milioni di persone, eppure rimangono un mistero per i più.
Perché, a vent’anni dalla caduta del muro di Berlino, paesi come la Germania, l’Italia, il Giappone e la Corea del Sud ospitano ancora centinaia di basi militari e decine di migliaia di soldati statunitensi? E perché gli Stati Uniti continuano ad espandersi in nuove aree del globo? Che impatto hanno queste basi sulle popolazioni locali, e qual è la posizione del presidente Obama su questo scottante argomento?
Su questi temi riflettono gli autori di “Standing Army”: un’avvincente inchiesta a trecentosessanta gradi che unisce alle parole di esperti mondiali quali Noam Chomsky, Gore Vidal, Chalmers Johnson ed Edward Luttwak le scioccanti testimonianze di chi è stato toccato in prima persona dalla presenza delle basi in Italia, in Giappone, nell’Oceano Indiano ed altrove.
Ad oggi il film è stato selezionato ai seguenti festival:
SICILIAMBIENTE – Italia (vincitore “Miglior Documentario”)
TEKFESTIVAL – Italia (menzione speciale “Miglior Fotografia”)
SÃO PAOLO INTERNATIONAL FILM FESTIVAL - Brasile
BAFICI - Argentina
ESPOO CINE FESTIVAL - Finlandia
DOCSDF - Messico
FESTIVAL DES LIBERTES – Belgio
DOK LEIPZIG – Germania
JIHLAVA INTERNATIONAL DOCUMENTARY FILM FESTIVAL – Rep.Ceca
ISTANBUL INTERNATIONAL 1001 DOCUMENTARY FESTIVAL – Turchia
IDFA DOCS FOR SALE – Olanda
RONDA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL – Spagna
ROMANIA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL - Romania
TAMA CINEMA FORUM – Giappone
MEDIMED – Spagna
IASI INTERNATIONAL FILM FESTIVAL – Romania
CINE’ECO - Portogallo
TUR OSTRAVA - Repubblica Ceca
EUGANEA FILM FESTIVAL - Italia
EST FILM FESTIVAL - Italia
STAMPA
“Solo attraverso i media indipendenti qualche concetto riesce a passare, ad esempio nel documentario “Standing Army”. Perché due giovani, Thomas Fazi e Enrico Parenti, vi mostrano quello che io denuncio da anni: il funzionamento del sistema imperialista americano e il ruolo delle basi militari americane nel mondo”.
Gore Vidal, “Corriere della Sera”, 20 luglio 2010
“Estremamente interessante e molto ben fatto. Mi fa piacere trovare colleghi in Italia che non si intimoriscono di fronte a soggetti internazionali. Complimenti!”
Erik Gandini, regista di “Videocracy”
THOMAS FAZI. Nato nell’82, è traduttore (ad esempio, di George Soros e Robert B. Reich) ed interprete per varie case editrici italiane. “Standing Army” è il suo primo lavoro cinematografico.
ENRICO PARENTI. Enrico Parenti Nato nel ’78, si è formato presso la scuola di cinema IDEP di Barcellona ed è oggi un filmmaker freelance. Lavora regolarmente per varie televisioni e produzioni italiane e straniere. Ha da poco finito un documentario sociale sul problema della cecità in Etiopia ed ha lavorato come direttore della fotografia su vari documentari, tra cui “Giving Voice” di Alessandro Fabrizi. “Standing Army” è il suo primo lungometraggio.
Sito Internet: www.standingarmy.it
giovedì 21 ottobre 2010
DocumentaLi
fra il Museo e il d' Avack di Camerino.
Novità di quest'anno è la presenza di registi e attivisti
uno specchio della merceficazione dell'uomo e della sua persona.
...non mancare...
La divisa dell'assassino...
Ma pressoché NESSUNO ha nemmeno vagamente nominato la morte di un’altra donna romena, coetanea di Maricica, a Palermo lo scorso 4 ottobre.
Di questa donna è dato solo di sapere le iniziali del nome – R. T. – e che faceva la “badante”. E’ morta dopo essere stata mandata in coma da un maresciallo dei carabinieri – di cui ovviamente non è dato di sapere il nome, ma solo che era, in quel momento, “fuori servizio” – che l’ha investita all’alba del primo di ottobre e poi se n’è scappato.
Già la notizia dell’incidente aveva trovato spazio solo in qualche trafiletto marginale, ma la notizia della sua morte è stata sapientemente occultata/censurata agli occhi dei più.
Non siamo, ovviamente, così ingenue da chiederci il perché...
domenica 17 ottobre 2010
Nella mischia
Al loro fianco insegnanti studenti e ricercatori (più di 10.000 si sono ritrovati davanti alla Sapienza), che non si rassegnano al triste decadimento a cui l'istruzione nazionale sta andando incontro, sempre più rapidamente. Contrari al progetto di ridimensionamento dell'Università pubblica ed alla precarizzazione del lavoro della conoscenza.
"Degni di nota i 3 eroi con altrettante bandiere del PD" (citaz. da Il Manifesto di oggi).
--
lunedì 11 ottobre 2010
Ciclo DOCU.
mercoledì 6 ottobre 2010
truman dove sei
Pensa a quando berlusconi è entrato in macchina dopo il souvenir del duomo, e si è messo quella roba rossa nella faccia. Pensa quanto sarebbe stato buffo essere li dentro, aiutarlo in gran fretta a svuotargli quel flaconcino nella faccia. Uno schizzo qua, una spennellata di là, una arruffata ai capelli ed è pronto. Quanto avrei riso a spruzzare una vernice nella faccia e nella bocca del presidente del consiglio. Che figata, e quando ti ricapita! Poi gran finale, scena tragica, commozione, in vecchio dolente e scioccato s'affaccia e porge l'ultimo estremo saluto alla folla disperata. La carrozza scompare nella nebbia e ci si prepara per il secondo atto.
Immaginate quando l'hanno portato all'ospedale, super scortato, sigillato e invisibile agli oochi di qualsiasi curioso o normale cittadino. E immaginate tutti i medici e gli infermieri corrotti, che già sapevano tutto, e l'aspettavano tranquilli in attesa di iniziare gli interventi di chirurgia plastica prenotati da tempo per ringiovanirlo un pò. Immaginate le guardie del corpo che, anche se sanno tutto, hanno mentito e nascosto queste e altre verità alle loro mogli, ai loro figli, ai loro amici...
E Tartaglia poveretto, la vera vittima. Chissà che penserà, chissà che avrà per la testa, che gli avranno dato per mentire, per dimenticare o per fare semplicemente la sua parte...
C'è chi sostiene che i nazisti abbiano creato un clone di Hitler dai suoi resti mai ritrovati; chi dice che Michael Jackson si sia in realtà ritirato in una tranquilla isola segreta. Un conto è credere che il vero Poul Mc Cartney sia morto e che quello vivo sia un suo sosia...e un conto è credere all'attentato di Belpietro!
Ma come si fa? Dai, seriamente...Chi credeva a Berlusconi quando giurava sulla costituzione? Chi al Papa quando prometteva di punire i pedofili? Chi a Maroni quando diceva di eliminare la mafia? Nessuno...neanche e soprattutto gli stessi che l'hanno votati e acclamati. Non prendiamoci in giro.
Cari direttori di giornali,TV,radio,chiese,comuni e governi; in questi 15 anni di banane, abbiamo visto cose che gli europei neanche si immaginano e ci siamo abituati a sentire delle oscenità talmente incredibili, che se un giorno scendesse Cristo all' adunata, gli chiederemmo un documento di certificazione.
Eppure, seppur sistematicamente truccate, le elezioni scorse parlano chiaro sul fatto che debba per forza esistere una fetta consistente di popolazione che, di nascosto, li vota. Come è possibile?
L'ultima volta che sono stato all'estero, in Europa, me l'hanno chiesto una trentina di persone. Io ero un "italiano", si quelli là da additare perché sono quei pazzi che stanno sotto una dittatura democratica. E badate che per noi, non hanno la stessa premura e pena che hanno per un nigeriano o un ugandese, perché noi il nostro dittatore ce lo siamo capato...e per 3 volte.
Rispondevo incolpando la televisione, perché col tempo e con le domande, ho notato che le poche persone che hanno apertamente ammesso di averlo votato e le persone per le quali ho sospettato questo loro piccolo segreto; vivono, parlano e pensano come i personaggi della televisione...la loro piccola grande televisione.
Chi sono? Quelli che credono, che non si fanno tante domande, che si fermano alla prima che arriva, e che alcune cose non le sanno perché sarebbe troppo faticoso. Scarsa furbizia, sottile prontezza, poca luce nei loro occhi. Che buone le caramelle giornliere delle istituzioni: non dobbiamo far altro che starcene seduti, scegliere il canale e apettare che loro ci imbocchino. La casa va a fuoco, ma finché non me lo dice la TV non è vero.
Cara compagna d'avventure, amica di merende, amore della vita, saggia speranza, eterna illusione. Inconsapevole ammirazione.
Oggi come oggi, la sua voce è innegabile e qualsiasi morte, nascita, guerra o miracolo, qualsiasi menzogna o verità per essere considerata reale e credibile, deve passare per forza da lei, al suo vaglio. E la televisione sappiamo tutti di chi è e da chi è gestita: lui decide cosa farti vedere e lui decide cosa farti votare. Se ci caschi, credi . Questo dovrebbe collegare un pò di meccanismi nelle teste più sveglie e ci dovrebbe far alzare queste braccine esili per cominciare a respingere un pò di cose...
Ma poco ancora si muove, e forse il grave è che la nostra consapevolezza "giornaliera" è diventata abitudine e, ancor peggio, accettazione. Abbiamo lasciato passare malefatte gravissime e ormai concediamo a un gruppo di criminali di manipolarci la realtà e le nostre mani, senza alzare un dito né un filo di voce. Cadendo in questo tranello, starai al loro gioco, penserai come loro, ti fiderai di loro. Li giustificherai anche dopo che t'avranno tradito e derubato e li vedrai stare tranquilli perché tu non te ne accorgerai né avrai un ricordo lucido del fatto...
Leggendo "1984" di Orweel, si trovano similitudini sul suo Partito, il quale anulla la coscienza e la ragione delle persone tramite il controllo totale dell'informazione, arrivando ad eliminare il passato, modificandolo o semplicemente cancellandolo...
Tutto questa apparente fantascienza, non è altro che l'Italia di oggi: chi ti dice che è successo? Chi non ti dice che è successo? Chi decide cosa insegnarti a scuola e cosa è meglio che tu non sappia? Hai più saputo niente di Tartaglia? E dei mandanti delle stragi di Milano, Roma, Bologna e Brescia? Che fine ha fatto Pasolini, è morto? E ci l'ha ucciso?
Nulla.
Il passato è cancellato, insabbiato, sospeso. Il presente è controllato, calibrato, coperto.
Il futuro...non è per noi.
Ero partito per scrivere un post sul falso attentato a Belpietro, ma mi sono dilungato su altri binari, ad ogni modo paralleli. Le informazioni che inizialmente avrei voluto dirvi e che smentiscono la veridicità dell'attentato, le trovate quì.
martedì 5 ottobre 2010
lunedì 4 ottobre 2010
Il maschile di "orchidea"....
venerdì 1 ottobre 2010
I disattivati dalla violenza
2) Poche settimane fa, quasi di nascosto, il Ministro dell'Istruzione "Gelmini" e quello della Difesa "La Russa", annunciano un nuovo corso paramilitare da realizzare nelle scuole superiori italiane chiamato "Allenati per la vita" (vedi post "Libro e moschetto"). Esso prevede dei percorsi ginnico-militari dove le cosiddette "pattuglie di studenti" impareranno a sparare con pistole ad aria compressa e tirare con l'arco. La risposta assurda e fenomenale della Gelmini è stata quella che i ragazzi in questo modo "si avvicineranno al mondo delle forze armate, della protezione civile e della croce rossa"..il tutto imparando a maneggiare armi.
3) Questa mattina a Milano, un gruppo di liceali e ragazzi del centro sociale "Cantiere", ha realizzato un corteo autorizzato, da via Bagutta fino al Duomo, per protestare contro il progetto “Allenati per la vita”. Davanti agli uffici dell’Unuci (Ufficio nazionale ufficiali in congedo d’Italia) hanno srotolato manifesti e slogan che dicevano "Fate la scuola non fate la guerra" o "No alla scuola della guerra". Un testimone però racconta: “L’iniziativa si era svolta bene e senza scontri, ma una volta arrivati alla metropolitana di Piazza del Duomo abbiamo trovato qualche decina di carabinieri che ci stava aspettando all’ingresso in assetto antisommossa. Hanno preso alcuni di noi che conoscevano e ci hanno bloccato. A me due carabinieri hanno rotto il naso dopo avermi immobilizzato e hanno picchiato anche una ragazza. Ovviamente denunceremo quanto accaduto all’autorità competente, perché non stavamo facendo assolutamente niente. Evidentemente ha dato fastidio il fatto che abbiamo sollevato il problema e denunciato come, questa iniziativa, frutti soldi alle forze armate”.
Le reazioni del mondo politico sono state impressionanti. Il vicesindaco Riccardo De Corato, ha invocato l’intervento di Maroni affinché "chiuda i centri sociali". Anche il Sindaco Moratti ha la stessa richiesta, un pò più fantasiosa (e spaventosa) dato che parla di "disattivazione", giustificando l'intervento dei carabinieri dicendo che gli studenti tentavano di entrare nei treni senza biglietto. Peccato che gli agenti fossero lontani dai tornelli dove i ragazzi non sono riusciti neanche ad arrivare.
Fatevi un pò voi un' opinione sui fatti. Ditemi come può un Ministro come Maroni usare parole così gravi contro i ragazzi dei centri sociali, richiamando alla memoria niente meno che gli anni di piombo. E come può il ministro Calderoli paragonarli ai clandestini, ai rom e ai soliti musulmani terroristi di Al Queda. Che coraggio ha la Gelmini a dirci che grazie alle armi, i ragazzi saranno più stimolati ad entrare nella croce rossa?! E come può la Moratti parlare di "disattivazione"? Una volta erano individui, oggi si chiamano elementi.
Come è possibile che degli studenti (alcuni dei quali minorenni), protestando contro la militarizzazione della scuola a discapito della cultura, vengano malmenati a sorpresa e senza scusanti, fuori da una metropolitana da dei carabinieri...dallo Stato...
4) Il 22 Settembre 2010 il centro sociale occupato di Senigallia "Mezza Canaja" alle 6 della mattina è stato messo sotto sequestro dalla Procura di Ancona e sigillato...disattivato.
Fonti:
Il Fatto sugli scontri
mercoledì 29 settembre 2010
A buon rendere
domenica 26 settembre 2010
IDEAS!
Entro tale data noi del Pablo dovremo consegnare i 50 nomi (invitiamo caldamente chi volesse aiutarci a inviarci i suoi dati...per info vedi il post "SOS Pablo") e presentare le richieste di finanziamento per le iniziative del 2010/2011.
Vuoi dirci la tua? Hai delle idee da proporre? Un gruppo musicale, un evento, un corso, uno spettacolo teatrale, un dibattito che vorresti realizzare? Che cacchio aspetti, un miracolo?
Le idee ce l'abbiamo, le idee ce l'hai! Tirale fuori!
Contribuiamo tutti insieme a scacciare il degrado culturale di questa società incivile: smuoviamo le menti, facciamo uscire la gente, ragioniamo e parliamo insieme!
C'è ancora tanto da fare: agitiamoci, organizziamoci e cambiamo le cose...prima di vedere il peggio.
Scrivici! Ti aspettiamo!
ciao
mercoledì 22 settembre 2010
Libro e moschetto
Ma la speranza "muore" leggendo, di fatto, in cosa consisterà la prova finale per il nuovo corso "allenati per la vita" (leggi corso "paramilitare", ndr): "una gara pratica tra pattuglie di studenti". No, non è un errore di battitura. La circolare parla proprio di "pattuglie" di studenti. A dir poco equivocabile e senza ritegno il termine utilizzato. Fosse solo il termine! E' un progetto "innovativo" passato nel silenzio assoluto delle opposizioni. Ma anche questa, purtroppo, non è una novità.
E con la nuova proposta Gelmini - La Russa , si allunga, di fatto, l'elenco degli incomprensibili provvedimenti del Ministro dell'Istruzione. I tagli alle elementari hanno eliminato qualsiasi potenzialità di realizzare il vero tempo pieno e ridotto gli spazi per progetti, uscite didattiche e laboratori. Non c'è un insegnante di sostegno ogni due studenti disabili, come prevede la legge, a tal punto che alcuni alunni vengono seguiti solo per cinque ore settimanali. Il provvedimento che prevede il numero maggiore di studenti per classe, da 27 a 35, viola apertamente il testo sulla sicurezza scolastica: Il D.M. Interno del 26/8/1992, recante "Norme di prevenzione incendi per l'edilizia scolastica". Infatti al punto 5.0 ("Affollamento") stabilisce che, al fine dell'evacuazione delle aule, il massimo affollamento ipotizzabile è fissato in 26 persone/aula ed al punto 5.6 ("Numero delle uscite") che le porte devono avere larghezza di almeno m 1,20 ed aprirsi nel senso dell'esodo quando il numero massimo di persone presenti nell'aula sia superiore a 25 (quante scuole, in tutto il territorio nazionale, non sono in regola? La maggioranza). E la riduzione del tempo scuola nei licei artistici (11%) , nei licei linguistici (17%), negli istituti tecnici e professionali (diminuzione del 30% delle ore di laboratorio) a quale esigenza didattica di rinnovamento rispondono? Forse servono a far posto a pseudo-corsi di natura "paramilitare" come quello messo in campo dal duo Gelmini - La Russa? Tante sono le domande, poche le risposte e le certezze. Quello che appare chiaro, tuttavia, è che non basteranno anni di riforme e provvedimenti ad hoc per far risalire la china alla scuola italiana. E la trovata degli studenti soldato nei licei, a dir poco bizzarra, non va in quella direzione.
martedì 21 settembre 2010
Clandestino Day
Mentre il Ministro Maroni risolleva la questione del CIE per ogni regione, incassando un diniego tanto perentorio nelle parole quanto fragile nei fatti da parte del Governatore Spacca, mentre la maggioranza cittadina di destra si dichiara in consiglio comunale “ideologicamente favorevole ai CIE”, anche nelle Marche, nonchè sostenitrice delle politiche governative in materia di immigrazione, ma scettica nell’ospitarlo in una città come Falconara, già satura di criticità ambientali e non solo, mentre i libici usano le nostre armi ed i nostri mezzi per terrorizzare anche gli italiani, oltre ai migranti in fuga, ci si prepara la secondo clandestino day cittadino.
Il CSOA Kontatto e l’Ambasciata dei Diritti di Falconara Marittima (AN) partecipano insieme ad un folto gruppo di associazioni e cittadini alla costruzione dell’evento, che si terrà venerdì 24 settembre dalle 17 in Piazza mazzini ed al Centro Pergoli di Falconara Marittima.
Programma della giornata:
* Proiezione di “C.A.R.A. ITALIA, un film che racconta lo spaesamento dell’arrivo in un paese sempre più inospitale” di Dagmawi Ymer, etiope esule politico in Italia, già autore con Andrea Segre di “Come un uomo sulla terra” con la presenza dei protagonisti del film, Hassan e Abubaker, somali di 20 e 21 anni, premiati con la borsa di studio Ilaria Alpi.
Intervista a Dagmawi Yimer sul documentario C.A.R.A. Italia
* Info point e presentazione del “4° corso gratuito di italiano per migranti” dell’Ambasciata dei Diritti di Falconara
* Report della partenza dal Porto di Ancona del “convoglio di aiuti umanitari Viva Palestina 5″, che, dopo l’aggressione israeliana alla Freedom Flotilla del maggio scorso, partirà da Londra sabato 18 settembre con l’obiettivo di raggiungere Gaza
Per vedere tutti gli appuntamenti in Italia vai su Carta
lunedì 20 settembre 2010
L'isola verde...
Un totale di 45 proprietari di abitazioni, 20 esercizi commerciali/artigianali e 6 edifici comunali sono collegati insieme da 10 Km di cavi interrati, che formano una rete capillare ad alta tensione.
John Booth, direttore dell’Eigg Electric e coordinatore del progetto, dichiara che questo è solo una dei tanti obiettivi raggiunti dai cittadini dopo l’acquisto comunitario dell’isola nel lontano 1997. Esasperati dall’utilizzo di generatori elettrici diesel, dalle tante candele consumate e dalle continue vane promesse di un collegamento tramite cavi sottomarini con la terraferma per la fornitura elettrica, gli isolani hanno deciso di “mettersi in proprio” e, soprattutto, hanno deciso di farlo in maniera sostenibile. Il sistema, autosufficiente, è in grado di fornire più del 95% dell’energia annuale normalmente necessaria a tutta l’isola di Eigg; inoltre, parte di questa energia viene immagazzinata in accumulatori dedicati in caso di emergenze (sono stati installati anche sue generatori diesel da usare solo in caso di super-emergenze). I cittadini “normali”, per limitare i consumi ed abituarsi ad un uso responsabile, possono usufruire in qualsiasi momento fino ad un massimo di 5 kW di elettricità, mentre aziende ed esercizi commerciali fino ad un massimo di 10 kW; un livello nettamente inferiore ai consumi medi nel resto della Gran Bretagna (ed in Italia…).
Sebbene il progetto non coinvolga più di 100 persone, rappresenta un ottimo esempio di come possa essere possibile rendere autosufficienti e verdi dei nuclei urbani ristretti (e probabilmente anche allargati), mettendo da parte i classici carburati e combustibili fossili.
FONTE: BBC
lunedì 13 settembre 2010
Fuoco amico
Si sà che fra i dittatori delle due sponde corre buon sangue e da tempo lo stesso sangue bagna anche le acque mediterranee grazie alle politiche disumane e razziste promosse dagli italiani e dai libici, sotto gli occhi increduli e schifiti della comunità internazionale che ci accuasa giustamente di essere responsabili delle innumerevoli e continue stragi di clandestini in mare. Se siamo così amici, perché questi spari? Forse i libici volevano festeggiare a modo loro la gioia nel vedere i loro amici ma avevano finito i fuochi artificiali e i razzi? La Libia ultimamente, oltre ad aver più volte occupato il suolo romano con tende, subrette, affari miliardari e tazze di té; ha raddoppiato il suo spazio pesca invadendo illegalmente acque internazionali senza alcun permesso ne autorizzazione europea. Forse è per ribadire questa loro occupazione che hanno sparato sui pescatori italiani, o forse si volevano un pò vendicare del capitano dell'Ariete, Gaspare Marrone che insieme all'equipaggio nel 2008 ha ricevuto il premio "Per mare" conferitogli niente popò di meno che dall' Onu per il suo senso civico e umano che l'ha più volte portato a salvare clandestini trovati in fin di vita in mare aperto, spesso aggrappati a delle tonnare. Questo non lo sappiamo e ci auguriamo di sbagliarci. Ad ogni modo il fattaccio è accaduto ed è gravissimo che una vedetta straniera spari ad una imbarcazione italiana in acqua internazionale, senza un giustificato motivo, senza scusarsi e soprattutto mettendo a repentaglio la vita di 10 pescatori. ”Siamo vivi per miracolo, hanno sparato all’impazzata sfiorandoci – ha raccontato Alessandro Novara, un membro dell’equipaggio –. Solo per caso non hanno provocato l’esplosione di alcune bombole di gas” che avrebbero scatenato l'inferno.
La Guardia costiera ha avviato un'inchiesta e il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi ha detto ”il governo deve riferire immediatamente in Aula su questo gravissimo incidente. L’Italia ha accolto il dittatore Gheddafi come non avrebbe dovuto, gli ha concesso di tutto e di più, con il risultato che i nostri pescherecci vengono mitragliati dalle vedette libiche”.
Confidiamo nel buonsenso e nella serietà del nostro Premier che come al solito, risolverà al più presto questo grave incidente diplomatico, a costo sta volta di baciare i piedi di Gheddafi.