Gaza, la guerra non si ferma
Nonostante il silenzio della stampa, gli attacchi israeliani continuano
nella Striscia
E' sorprendente constatare quanti giornalisti internazionali, anche fra i
più quotati, una volta giunti a Gaza riportino come l'assedio si sia
attenuato osservando i negozi strapieni di cianfrusaglia e il declino del
mercato nero dei tunnel negli ultimi mesi.
Senza necessariamente entrare nella Striscia basterebbe documentarsi con i
rapporti delle maggiori organizzazioni per i diritti umani per comprendere
la situazione reale. Recentemente, 21 fra le maggiori Ong che operano a
Gaza, fra le quali Amnesty International, Oxfam, Save the Children,
Christian Aid and Medical Aid for Palestinians hanno denunciato come un
milione e mezzo di abitanti della Striscia, (più della metà sono bambini)
continuano a essere strangolati da un assedio illegale sotto ogni punto di
vista.
Nel rapporto, nominato "Speranze svanite, la continuazione del blocco di
Gaza" si fa luce sulle promesse disattese d'Israele di un allentamento
dell'assedio all'indomani del massacro dello Freedm Flotilla. Secondo l'Onu,
Israele ha permesso l'entrata a solo il 7 percento del materiale necessario
per la ricostruzione degli ospedali e delle scuole danneggiate o distrutte
durante l'offensiva Piombo Fuso, e ciò fra le altre cose quest'anno ha
comportato l'impossibilità d'accesso all'istruzioni ad oltre 40 mila
studenti. L'economia continua a essere al collasso per via del blocco delle
importazioni e delle esportazioni, con il 93 percento delle industrie chiuse
e oltre il 70 percento della forza lavoro disoccupata. L'88 percento della
popolazione continua a vivere di aiuti, sotto la soglia di povertà.
L'imposizione della "buffer zone", quella porzione di terra nei pressi del
confine che Israele ha di fatto sequestrato sparando a chiunque si avvicini,
secondo l'Onu riguarda terreni fertili dal confine fino a un chilometro e
mezzo nell'entroterra palestinese, cioè il 35 percento del totale dei
terreni coltivabili a Gaza e che ora sono lasciati incolti. E' proprio
avvicinandosi a queste zone di confine che si ha la misura di quanto
l'assedio non si sia affatto attenuato, ma al contrario stretto attorno alle
vite dei suoi abitanti, rendendo la vita impossibile ai contadini e ai molti
raccoglitori di materiale edile di riciclo dai palazzi in macerie.
Dall'inizio di novembre ad oggi, il Palestinian Center for Human Rights e
l'International Solidariety Movement hanno documentato 31 attacchi compiuti
dei soldati israeliani al confine direttamente contro civili palestinesi.
Sei di queste vittime sono bambini.
Restiamo Umani
Vittorio Arrigoni per Peacereporter.net
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