lunedì 24 maggio 2010

ZOOM: La Marea Nera

All'inizio sembrava "solamente" un altro grave incidente ambientale, in realtà è un incubo, una vera e propria catastrofe ecologica. Il 22 Aprile è sprofondata, nel Golfo del Messico, la piattaforma della Bp Deepwater Horizon e ora il disastro ambientale si è esteso fino al delta del Mississipi lungo le coste di New Orleans, della Florida e dell' Alabama.
La spaventosa Marea Nera continua ad ingrandirsi e potrebbe invadere la corrente del Golfo (che dal Messico giunge fino al nord Europa), con conseguenze inimmaginabili... I dati affermano che vengono immessi nell'oceano 5.000 barili al giorno di petrolio, altri dicono 10.000. Quello che certo è che fauna e flora locale sono enormemente compromessi, insieme a tutto l'equilibrio sociale ed economico che gira attorno a quei luoghi. La vocazione turistica dell' intera area è certamente pregiudicata, e anche i migliaia di pescatori e famiglie della zona sono ora in ginocchio senza lavoro ne' pane per i loro figli.
E cosa dire dell’ immenso disastro ecologico che si e' abbattuto nelle lagune e nelle spiagge della zona. Secondo l' organizzazione Moby Solangi del Marine Mammal Studies in Gulfport (che si occupa di studiare e salvare gli organismi minacciati dall’inquinamento), esistono 5000 delfini intrappolati fra la terra ferma e la zona di fuoriuscita del greggio. Un colpo durissimo per la popolazione dato che questo e' anche il loro periodo riproduttivo molto delicato per la specie, che in questi giorni decide il futuro delle generazioni prossime. Nelle paludi del delta del Mississippi vivono oltre 400 specie animali e a riva giungono continuamente tartarughe e pesci morti, oltre a uccelli ricolmi d’olio che vengono salvati (quando si puo’) e curati dai veterinari del Tri-State Bird Rescue and Research di Fort Jackson in Louisiana. La rete televisiva Abc monitora costantemente la zona e parla di un "disastro che si intensifica".
Insomma, anche questa volta l'uomo non ha esitato ed ha anteposto i suoi interessi a tutti gli altri esseri viventi.
"L'esplosione sarebbe avvenuta a meno di un giorno dalla messa in opera del cemento che avrebbe dovuto chiudere temporaneamente il pozzo. Forse il cemento non era di qualità. Forse non era stato pompato in modo da aderire correttamente alle pareti. Il tappo non ha retto e la potenza del gas in uscita ha sprigionato l'inferno". Parlano i lavoratori della Bp, che sostengono inoltre che la compagnia petrolifera fosse andata a pescare il petrolio ben oltre i 20 mila piedi di profondità consentiti.
Dopo la proposta di bruciare il petrolio e il fallimento della collocazione di una campana che a oltre 1.500 metri di profondità avrebbe dovuto bloccare il flusso di petrolio, si proverà a collocare un tubo di 15 centimetri di diametro che dovrebbe fungere da collettore per consentire il passaggio del fluido verso una pipeline che lo porti in superficie per essere infine sversato in una nave cisterna.
Obama dice "basta alle trivellazioni", ma queste multinazionali assetate di oro nero si metteranno realmente da parte? Sembra più un utopia che un'aspettativa reale. Bisogna trovare una soluzione tempestiva ed estremamente efficace. L'appello è mondiale: chiunque abbia un idea valida per risolvere la situazione si faccia avanti.
Tra i tanti, si e' fatto sentire Nicchi Vendola che propone una soluzione tecnologica tutta "Made in Puglia" per far fronte alla crisi della marea nera. «La Fluidotecnica Sanseverino, con sede a Bari, ha realizzato un sistema in grado di assorbire ed eliminare le chiazza di olio che si depositano sulla superficie del mare». L’Oilsep Cc Ecology, questo il nome del macchinario brevettato «è in grado di separare senza additivi chimici l’olio dall’acqua permettendo così una rapida eliminazione di tutti gli elementi inquinanti che galleggiano». Il sistema è interamente finanziato da un imprenditore barese, Michele Sanseverino, che ha utilizzato i risparmi di famiglia per creare questa macchina miracolosa gia' testata da grandi aziende (tra cui la Bosch) e oggetto di interesse nelle zone di estrazione di idrocarburi fossili, come l’Oman e la Nigeria.
«In collaborazione con il distretto della meccanica della Confindustria di Bari – ha dichiarato Sanseverino – siamo già al lavoro per preparare un piano d’azione e pianificare eventuali interventi. La macchina funziona e siamo pronti».
La crisi e’ inaudita, l’impatto incalcolabile e di certo, non conosce limiti doganali. E' necessario che tutta la popolazione mondiale si attivi nel cercare una soluzione valida, funzionale e veloce e non sarebbe male se anche nella martoriata Universita’ italiana, si affronti la tematica, in modo che la ricerca porti ad un risvolto positivo.

Valeria Gabrielli

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