Il 12 dicembre 1969 è forse la data del preciso inizio delle stragi di Stato e della strategia della tensione. Nello stesso giorno, in 53 minuti, fra Roma e Milano vengono organizzati 5 attentati, dei quali uno diventa tristemente famoso come la strage di Piazza Fontana. Oggi dopo 40 anni, ancora nessun mandante è stato giudicato in un tribunale, ma ciò non vuol dire che non si conoscano i colpevoli...Gli italiani lo sanno bene che se un processo non si conclude come dovrebbe, è perché dietro c'è chi stà cambiando le carte del gioco. Il popolo lo sa chi è stato, e cioé quei politici al governo che pur di non perdere il potere, seminavano morti per le strade italiane.
La strage di piazza Fontana è ancora una ferita aperta: la DC ha fatto di tutto per coprire i colpevoli, ridicolizzare le accuse, incolpare la mafia, smentire le dichiarazioni di Moro, proteggere i servizi segreti, distruggere le prove, buttare dalla finestra innocenti, prendere tempo e servirsi della prescrizione ecc ecc...
In 40 anni, i numerosi colpevoli, tutti legati a movimenti di estrema destra e servizi segreti, sono liberi e spesso rifugiati all'estero (Giappone, Francia, Svizzera - vedi link approfondimenti). Montature politiche, omicidi senza colpevoli, inchieste destinate a risolversi in un nulla di fatto, sono il corollario di questa Strategia della tensione. La verità che ha trovato evidenza nella coscienza degli italiani non è mai riuscita a trovare altrettanta evidenza nelle aule giudiziarie.
Segue: Centro studi libertari "Luigi Fabbri" di Jesi.
40 anni fa, a Milano, in P.za Fontana, presso la Banca Nazionale dell'Agricoltura scoppiava una bomba: 17 i morti e più di 80 i feriti. Era la strage di stato che per mano dei fascisti e di organi “deviati” dello stato voleva interrompere con il sangue il processo di conquiste democratiche innescato dalla stagione del '68 e delle lotte operaie dell'autunno caldo.
Quella di P.za Fontana sarà considerata la “madre” di tutte le stragi che seguirono (Italicus, P.za della Loggia, Bologna, Val di Sambro, ecc.), che innescarono una stagione di violenza da parte di servizi segreti di vario tipo, manovalanza fascista, terrorismo rosso e nero, regie più o meno occulte di massoneria e di mafia. La violenza però non servì ad arrestare il processo di crescita civile, sociale, democratica e sindacale, tutt'altro.
Affermare tutto ciò significa non solo conservare la memoria storica della forza di un popolo che seppe resistere alle tentazioni violente ed autoritarie, ma vuol dire dare voce a tutte le vittime che ogni giorno continuano ad insanguinare la nostra società: dai morti sul lavoro, l'ultimo solo in ordine di tempo alla Thyssen Krupp di Terni, agli immigrati affogati davanti alle coste italiane o suicidi nei CPT, alle vittime della violenza istituzionalizzata: in carcere (Stefano Cucchi), in psichiatria (Francesco Mastrogiovanni), per strada (Gabriele Sandri o Federico Aldrovandri), in piazza (Carlo Giuliani).
Il 12 dicembre è il giorno dedicato a tutti coloro che subiscono quella stessa logica autoritaria e violenta che, a seconda del momento, ora ammazza con le bombe ora con l'inquinamento industriale (ad es. l'amianto), ora con leggi inique che aumentano il livello di povertà ora con lo sfruttamento e la disoccupazione.
Per ricordare tutte le vittime di questa società gerarchica, combattere dal basso le violenze ed i furti del capitalismo, costruire la solidarietà sociale,
anche un momento di memoria comune può essere utile, a partire dal ricordo della strage di stato del 12 dicembre 1969 e dell'assassinio dell'anarchico Giuseppe Pinelli, vittima innocente della caccia alle streghe che il potere scatena sempre contro chiunque lo minacci lottando per la giustizia e la libertà.
Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” (Jesi) - Circolo Libertario “Attilio Franca” (Fabriano) - Federazione Anarchica Italiana - Gruppo “Michele Bakunin” (Jesi) - Gruppo “Francisco Ferrer” (Chiaravalle)
Cronologia di strage e processi qui
Approfondimenti sulla strage, intrighi politici e colpevoli qui
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