c'era una piccola rappresentanza del Pablo Neruda in mezzo al milione di persone che hanno invaso Roma e riempito piazza San Giovanni. In mezzo al viola delle sciarpe e delle maglie, degli striscioni e dei cappelli; in mezzo ai volti pitturati o decorati, tra i cori e le urla, le risa e le vignette. Una energia immensa che si è riversata in strada.
Come (giustamente) recitava uno degli striscioni: "il miglior corteo degli ultimi 150 anni". Un evento storico, nato dalla iniziativa popolare nelle piazze virtuali dove (forse) è ancora possibile parlare di democrazia. Una manifestazione voluta dall'Italia che non ha voce e non si sente rappresentata, da quella parte di Italia che è stanca di aspettare un partito (democratico) che fa una ridicola opposizione al regime di Berlusconi; quell'Italia che non va in TV e non guarda la TV di regime, che non ha diritto di parola, che vuole una informazione libera e che ha sentito la necessità di urlare BASTA.
La testa del corteo avanzava con la scritta "BERLUSCONI DIMISSIONI": è la richiesta di un fiume di cittadini che dice No al regime di B, alla sua superficialità e volgarità; in quella frase sta l'indignazione della gente nei confronti di chi ha sdoganato solo il peggio dell'Italia, e che ha ormai confuso la sua posizione con quella di monarca assoluto, lavorando solamente per se stesso, per evitare la galera ed alimentare servilismo clientelismo e corruzione che stanno oramai intaccando le istituzioni italiane come un cancro.
La stragrande maggioranza dei partecipanti erano giovani tra i 20 e i 30 anni: abbiamo a cuore il nostro futuro e siamo stufi di vederlo distruggere da un delinquente. Non è mancata la partecipazione di giovanissimi e non-più-giovani: i primi divertiti per la colorata sfilata; i secondi orgogliosi di vedere che finalmente la "...nuova generazione prende coscienza, alza la testa e la voce", memori di altri tempi.
Tantissime le "Agende Rosse" in mano, per ricordare Paolo Borsellino, per richiamare l'attenzione sulla verità, perché si è stanchi di menzogne e raggiri: una sorta di invocazione alla giustizia. Non si possono più accettare politicanti che elogiano mafiosi come degli eroi, fanno affari con la mafia ma negano la sua esistenza e affermano poi di essere i più attivi ed i più concreti nella lotta contro la mafia.
I partiti, con le loro polverose bandiere, sono stati relegati in fondo al corteo, mentre lungo tutto il seprentone primeggiavano gli striscioni più stavaganti, gli slogan più ricercati e soprattutto il colore viola. Il colore di nessun partito, il colore del popolo che è stufo dell'illegalità dilagante, il colore della "gente normale che vuole vivere in un paese normale dove, per esempio, la legge è uguale per tutti" e non in una nazione dove "il semplice rispetto delle leggi è diventato un fatto eversivo".
Uno slogan azzeccato recitava "per regalo di natale, Berlusconi in tribunale". Sarebbe interessante poter vedere una di queste mattine la prima pagina di un giornale con scritto "Ciao Papi!" con sotto, bella nitida e a colori, la foto del delinquente finalmente in manette...
Come (giustamente) recitava uno degli striscioni: "il miglior corteo degli ultimi 150 anni". Un evento storico, nato dalla iniziativa popolare nelle piazze virtuali dove (forse) è ancora possibile parlare di democrazia. Una manifestazione voluta dall'Italia che non ha voce e non si sente rappresentata, da quella parte di Italia che è stanca di aspettare un partito (democratico) che fa una ridicola opposizione al regime di Berlusconi; quell'Italia che non va in TV e non guarda la TV di regime, che non ha diritto di parola, che vuole una informazione libera e che ha sentito la necessità di urlare BASTA.
La testa del corteo avanzava con la scritta "BERLUSCONI DIMISSIONI": è la richiesta di un fiume di cittadini che dice No al regime di B, alla sua superficialità e volgarità; in quella frase sta l'indignazione della gente nei confronti di chi ha sdoganato solo il peggio dell'Italia, e che ha ormai confuso la sua posizione con quella di monarca assoluto, lavorando solamente per se stesso, per evitare la galera ed alimentare servilismo clientelismo e corruzione che stanno oramai intaccando le istituzioni italiane come un cancro.
La stragrande maggioranza dei partecipanti erano giovani tra i 20 e i 30 anni: abbiamo a cuore il nostro futuro e siamo stufi di vederlo distruggere da un delinquente. Non è mancata la partecipazione di giovanissimi e non-più-giovani: i primi divertiti per la colorata sfilata; i secondi orgogliosi di vedere che finalmente la "...nuova generazione prende coscienza, alza la testa e la voce", memori di altri tempi.
Tantissime le "Agende Rosse" in mano, per ricordare Paolo Borsellino, per richiamare l'attenzione sulla verità, perché si è stanchi di menzogne e raggiri: una sorta di invocazione alla giustizia. Non si possono più accettare politicanti che elogiano mafiosi come degli eroi, fanno affari con la mafia ma negano la sua esistenza e affermano poi di essere i più attivi ed i più concreti nella lotta contro la mafia.
I partiti, con le loro polverose bandiere, sono stati relegati in fondo al corteo, mentre lungo tutto il seprentone primeggiavano gli striscioni più stavaganti, gli slogan più ricercati e soprattutto il colore viola. Il colore di nessun partito, il colore del popolo che è stufo dell'illegalità dilagante, il colore della "gente normale che vuole vivere in un paese normale dove, per esempio, la legge è uguale per tutti" e non in una nazione dove "il semplice rispetto delle leggi è diventato un fatto eversivo".
Uno slogan azzeccato recitava "per regalo di natale, Berlusconi in tribunale". Sarebbe interessante poter vedere una di queste mattine la prima pagina di un giornale con scritto "Ciao Papi!" con sotto, bella nitida e a colori, la foto del delinquente finalmente in manette...
-f
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