venerdì 11 marzo 2011

I 150 anni della prima Repubblica

"Il ddl costituzionale contiene la separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri, l'estensione della responsabilità civile del giudice, nonché due Csm separati, entrambi presieduti dal presidente della Repubblica”
.
“Riforma della magistratura: divisione tra ruolo
del P.M. e del magistrato, responsabilità del CSM nei confronti del parlamento”

Che differenza c’è fra i due virgolettati qui sopra?
A livello dei contenuti nessuna, direbbe chiunque sappia leggere.
La differenza sta però nel contesto di cui queste frasi fanno parte.
La prima è estratta dall’articolo di oggi , 10/03/11, di Repubblica sulla Riforma della giustizia. Un semplice riassunto dei punti salienti della proposta di riforma costituzionale presentata dal governo.
La seconda è copiaincollata dalla pagina di wikipedia sul Piano di rinascita democratica, progetto essenziale del programma della P2, che consisteva in un assorbimento degli apparati democratici della società italiana dentro le spire di un autoritarismo legale che avrebbe avuto al suo centro l'informazione.
Questa nuova, ulteriore mossa del Governo, altro non è che un ulteriore tassello di questa “rinascita democratica “, che, ideata dalla loggia massonica durante la prima repubblica, ha visto e sta vendendo una sua sempre più piena realizzazione nell’era berlusconiana:
Con la nascita di due partiti dai contorni sfocati e privi di un valido substrato ideologico come il PD e il PDL, con la bicamerale, con il controllo dei media, di cui siamo sempre più ignare e mansuete vittime.
Tutto avvenuto. Tutto presente nel documento sequestrato nel 1981 alla figlia di Gelli.
Tutto coincide cosi bene, che lo stesso Gelli , con un candore quasi bambinesco, ha dichiarato nel 2008 a Repubblica
«Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa. Tutto nel piano di Rinascita, che preveggenza, è finita proprio come dicevo io».
E allora mi domando: come si puo prescindere da tutto questo nelle infinite analisi sul quindicennio berlusconiano, con tutti lì ad elogiare, nonostante tutto, le capacità imprenditoriali e mediatiche del premier?
A me sembra solo uno spettacolo da teatro dei burattini, in cui un Berlusconi, non sospetto in tempi non sospetti, è stato istruito e dotato dei mezzi necessari (magari anche facendo saltare in aria qualche pezzo di autostrada!), per passare cosi indisturbato il filtro di tangentopoli, e perpetuare una tradizione reazionaria che una guerra partigiana e una costituente non sono riusciti a cancellare.
E allora mi domando ancora, retoricamente forse: il fascismo in Italia è mai veramente finito?
Se si va indietro nella storia possiamo leggere che Gelli, cosi come Francesco Cosentino, l’effettivo stesore del “piano di rinascita democratica”, hanno avuto un’”infanzia” fascista: il primo aderendo direttamente alla repubblica di Salò, il secondo figlio di padre e a sua volta Fascista.
Un rigurgito nero, subdolo, e potente sopravvisse alla caduta del regime, più pericoloso, dell’ottusa violenza di ultra sedicenti fascisti, e si dipana, e insozza e si dimena senza sosta durante tutta la nostra storia repubblicana, e si reincarna nei volti perbene di imprenditori sbarbati, e si nasconde e muta e si dice democratico, liberale, popolare, penetra nelle parole e le svuota.
Ma l’analisi giornalistica, servile e prostrata, non ricostruisce mai le storie, non intreccia i fili, non presta orecchio alle corrispondenze, ma ci tartassa di fatti, continui e contrastanti, e ci abbaglia e ci fa dimenticare.
Di fronte a questo stagno politico, immobile e asfittico da 60, ma forse anche 150 anni, non ho altro da aggiungere se non questo:
¡ Que se vayan todos!
Ambra
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