sabato 19 febbraio 2011

Non disturbiamo i cecchini

Si aggrava il bilancio delle violenze in Libia, dove la regione orientale della Cirenaica, e in particolare le città Bengasi ed El Beida, sembra essere ormai teatro di una vera e propria rivolta: le vittime sono 120, secondo l'opposizione in esilio. I feriti almeno mille. (84 morti negli ultimi tre giorni, secondo le cifre fornite dall'organizzazione umanitaria Human Rights Watch).
La giornata di oggi si è aperta con la sospensione dei servizi internet in tutto il Paese da parte del governo; i manifestanti avrebbero invece occupato l'aeroporto di Bengasi, teatro degli scontri più sanguinosi e dove ieri è stata data alle fiamme la sede di una radio locale.
Fuoco su corteo funebre: 15 vittime.
Le forze di sicurezza libiche hanno oggi aperto il fuoco contro un corteo funebre a Bengasi, nell'est del paese, uccidendo almeno 15 persone e facendo decine di feriti, stando a quanto riferisce sul suo sito web l'emittente panaraba Al Jazira.
Cecchini sono in azione da oggi a Bengasi. Appostati sui tetti della città, riferisce al Jazira, hanno aperto il fuoco contro i dimostranti. Si contano diverse vittime. Le fonti locali non sono ancora in grado però di fornire un bilancio esatto delle vittime. Sempre secondo al Jazira stamane alcuni aerei da trasporto militari carichi di armi per la polizia sono atterrati in un aeroporto a sud di Bengasi.
Il figlio di Gheddafi, Saadi, si trova a Bengasi assediato dai manifestati che vogliono arrestarlo, secondo quanto riferisce il sito Internet del quotidiano 'Libya El Yom'. Lo stesso giornale parla inoltre di una forza militare speciale, capeggiata da Abdallah Al Senoussi - genero e capo della guardia speciale dello stesso Gheddafi - e composta da circa 1500 soldati, diretta nella città nell'est del Paese per prelevare Saadi e riportarlo a Tripoli.
"L'ho visto con i miei occhi: almeno 70 cadaveri in ospedale", ha raccontato un medico, Wuwufaq al-Zuwail, aggiungendo che le forze della sicurezza hanno impedito alle ambulanze di recarsi nei luoghi delle proteste.
La tv satellitare ha raccontato anche di proteste in aumento contro il colonnello Muammar Gheddafi. Spiegando che il governo di Tripoli ha bloccato il segnale di al Jazeera nel paese, l'emittente riferisce inoltre che è stato oscurato anche il sito web. In questo caso non si tratta però di un provvedimento mirato. L'accesso a Internet, secondo quanto affermato da Arbor Networks, una società specializzata nella sorveglianza del traffico web basata negli Stati Uniti, la rete telematica è stata infatti bloccato completamente in Libia nel corso della notte. La Libia ha "bruscamente interrotto" l'accesso a internet alle 02.15 locali (le 1.15 in Italia), ha precisato la società, aggiungendo che le connessioni internet erano già molto disturbate ieri. Spesso la censura avviene con una brutale sospensione dell’elettricità in zone specifiche del paese. Un grafico prodotto da Google che monitora il traffico web internazionale mostra la curva delle connessioni libiche che nelle prime ore di sabato si schiaccia verso lo zero.
A Bengasi, la situazione è comunque particolarmente tesa. Secondo la Bbc parte dei soldati libici si sono uniti oggi in strada ai manifestanti. "I soldati sono cittadini di questo Paese e non possono combattere contro di noi", ha dichiarato uno dei dimostranti al sito della televisione britannica. In precedenza al Jazeera aveva riferito che per le strade di Bengasi erano stati schierati mercenari e che cecchini sparavano sui manifestanti, provocando la morte ed il ferimento di diverse persone.

Il Premier risponde: "Non disturbo Gheddafi"

Fonte: L'Unità
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