venerdì 18 giugno 2010

Vedete il mondiale?

Sono iniziati i mondiali di calcio, per la gioia e l'euforia dei tanti appassionati, che da 4 anni stanno lì, in attesa di sfoderare tutta la loro conoscenza ed il loro genio, prendendo parte ad accese discussioni dentro e fuori dai bar, vestendo di volta in volta i panni dell'allenatore, del cronista o dell'inviato a bordo campo, del commentatore opinionista. La lista di insulti e spergiuri via via sempre più coloriti ed artefatti, destinati ad arbitri e giocatori di ogni nazionalità, è già stata stilata ed imparata a memoria. Poi c'è chi non può fare a meno di magliette, bandiere e trombette; e pure le vuvuzelas fanno la loro comparsa, qua e là, ronzanti e fastidiose. Adrenalina e (dicono) passione.

Per chi non lo sapesse, il mondiale in questione si svolge in Sudafrica: è la prima volta che il continente africano ospita una manifestazione di tale grandezza. L'importanza e la visibilità (mondiale, appunto) dell'evento non fanno altro che nascondere - quando non distorcere - la cruda realtà sudafricana: una realtà fatta di sgomberi dei poveri dalle baraccopoli per far posto alla costruzione degli stadi - gioiellini architettonici che magari l'Italia può solamente sognare - e delle attrezzature turistiche necessarie alla recezione di calciatori, dirigenti, giornalisti, politici, personaggi di spicco, tifosi, ecc.
Filippo Mondini, missionario in Sudafrica, racconta a proposito delle pietose condizioni in cui sono costretti a vivere gli abitanti delle baraccopoli non distanti dagli stadi: "...ci sono tantissimi topi e ogni anno diversi casi di bambini mangiati dai topi. Non c'è privacy e ne soffrono soprattutto le donne. Le latrine sono buche comuni scavate nella terra". Riferisce poi che "...da anni si verificano arresti dei ragazzi di strada e operazioni di espulsione delle masse povere dal centro verso le periferie dei transit camp con i container. Tutto per ripulire l'immagine delle città in vista dei mondiali. I venditori ambulanti allontanati dalle zone adiacenti allo stadio, i poveri tagliati fuori".
I "transit camp" sono dei "quartieri di container", allocati lontano dalla città, dove acqua, corrente elettrica e turisti non arrivano.

Per quanto riguarda l'aspetto economico (spicciolo, senza entrare nei dettagli), risulta ovvio pensare che un evento della portata di un mondiale di calcio porti ricchezza alla nazione; non a caso, stime parlano di una crescita dello 0.54% del PIL sudafricano. Purtroppo, in una nazione dove c'è un divario abissale tra i ricchi ed i poveri, dove c'è una disoccupazione che s'aggira attorno al 25%, a godere della lieve (ma comunque significativa) crescita sarà quella piccola percentuale di privati occupati nel commercio. "Una percentuale irrilevante per un continente che in molti casi vive ancora oggi di agricoltura, di pesca, di manifattura, di espedienti improvvisati e arrangiati, se non di elemosina là dove l'afflusso del turismo è consistente."
Le opere di costruzione, insieme alle nuove attività correlate alla organizzazione e allo svolgimento dei mondiali, hanno certamente contribuito a creare nuovi posti di lavoro: lavori temporanei e forse sottopagati, ma pur sempre "lavoro creato". Il problema sarà tra un paio di settimane, quando una squadra avrà vinto l'ambito titolo e giocatori e tifosi se ne torneranno a casa: come ripagare i debiti contratti per le costruzioni? Che farne delle sfarzose opere architettoniche? Se prima il Sudafrica era sprovvisto di tali strutture, era perché non ne aveva bisogno. Si trova ora in possesso di alcuni gioiellini che, con ogni probabilità, non verranno più utilizzati perché inutili, né tantomeno mantenuti perché costosi. Un bello spreco di soldi, non c'è che dire!

Motore trainante di questa corsa alla spesa e all'apparenza non è altri che la FIFA: la FIFA è "oscenamente ricca, estremamente potente, e agisce come un club tra i più esclusivi.". La FIFA è responsabile della commercializzazione di ogni singolo prodotto legato al calcio professionistico, gestisce interamente gli sponsor ed i diritti televisivi. È l’epicentro di un giro d’affari di 250 miliardi di dollari. Solo con i Mondiali sudafricani guadagnerà circa quattro miliardi di dollari. È assicurata per ogni evenienza. Per questi Mondiali la polizza ammonta a circa nove miliardi di dollari. Inoltre, l’organizzazione ha un potere economico enorme nei confronti degli stati che ospitano la manifestazione. "Quattro anni fa il parlamento sudafricano ha attribuito ai Mondiali lo status di ‘evento protetto’, gestito da una normativa specifica. In poche parole ha lasciato alla FIFA i diritti per qualsiasi cosa, dalla pubblicità al marketing fino al controllo del perimetro intorno agli stadi (questo significa che fuori da ogni stadio c’è un ente sovranazionale completamente autonomo). È così che la FIFA agisce. In questo modo apre il mercato agli investitori e alle multinazionali".
ma non posso chiedere al mondo (forse mezzo mondo, forse anche meno) di interessarsi di questo piccolo problema. quale problema, poi? che problema può esserci, con i mondiali di calcio? a parte, ovviamente, sconfitte pesanti, smacco e reputazione...

-f

fonti:
il vero padrone del pallone
l'africa che non c'è

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