Sono iniziati i mondiali di calcio, per la gioia e l'euforia dei tanti appassionati, che da 4 anni stanno lì, in attesa di sfoderare tutta la loro conoscenza ed il loro genio, prendendo parte ad accese discussioni dentro e fuori dai bar, vestendo di volta in volta i panni dell'allenatore, del cronista o dell'inviato a bordo campo, del commentatore opinionista. La lista di insulti e spergiuri via via sempre più coloriti ed artefatti, destinati ad arbitri e giocatori di ogni nazionalità, è già stata stilata ed imparata a memoria. Poi c'è chi non può fare a meno di magliette, bandiere e trombette; e pure le vuvuzelas fanno la loro comparsa, qua e là, ronzanti e fastidiose. Adrenalina e (dicono) passione.

Filippo Mondini, missionario in Sudafrica, racconta a proposito delle pietose condizioni in cui sono costretti a vivere gli abitanti delle baraccopoli non distanti dagli stadi: "...ci sono tantissimi topi e ogni anno diversi casi di bambini mangiati dai topi. Non c'è privacy e ne soffrono soprattutto le donne. Le latrine sono buche comuni scavate nella terra". Riferisce poi che "...da anni si verificano arresti dei ragazzi di strada e operazioni di espulsione delle masse povere dal centro verso le periferie dei transit camp con i container. Tutto per ripulire l'immagine delle città in vista dei mondiali. I venditori ambulanti allontanati dalle zone adiacenti allo stadio, i poveri tagliati fuori".
I "transit camp" sono dei "quartieri di container", allocati lontano dalla città, dove acqua, corrente elettrica e turisti non arrivano.

Le opere di costruzione, insieme alle nuove attività correlate alla organizzazione e allo svolgimento dei mondiali, hanno certamente contribuito a creare nuovi posti di lavoro: lavori temporanei e forse sottopagati, ma pur sempre "lavoro creato". Il problema sarà tra un paio di settimane, quando una squadra avrà vinto l'ambito titolo e giocatori e tifosi se ne torneranno a casa: come ripagare i debiti contratti per le costruzioni? Che farne delle sfarzose opere architettoniche? Se prima il Sudafrica era sprovvisto di tali strutture, era perché non ne aveva bisogno. Si trova ora in possesso di alcuni gioiellini che, con ogni probabilità, non verranno più utilizzati perché inutili, né tantomeno mantenuti perché costosi. Un bello spreco di soldi, non c'è che dire!

ma non posso chiedere al mondo (forse mezzo mondo, forse anche meno) di interessarsi di questo piccolo problema. quale problema, poi? che problema può esserci, con i mondiali di calcio? a parte, ovviamente, sconfitte pesanti, smacco e reputazione...
-f
il vero padrone del pallone
l'africa che non c'è
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