Medici, carabinieri e agenti penitenziari si incolpano a vicenda su chi ha ucciso Stefano Cucchi. I giudici si fondano sulla testimonianza del detenuto "africano, clandestino", che ha visto il pestaggio coi propri occhi e poi raccolto le parole di Cucchi: "Guarda come mi hanno ridotto".
Quell'idiota di Carlo Giovanardi, classico (e triste) esempio di ottuso ignorante che si trova al governo e si occupa di una tematica come la droga dimostrando continuamente la sua totale incompetenza, si prodiga in imbarazzanti interviste a Radio24, dove sostiene che la la morte di Stefano Cucchi sia dovuta esclusivamente ai suoi problemi di tossicodipendenza. Secondo l'infelice cialtrone Stefano Cucchi sarebbe morto perché devastato dalla droga e dalla sieropositività. Cucchi non era sieropositivo, era un ragazzo di 31 anni con problemi di droga, arrestato per spaccio e morto ammazzato per fanatismo o per ideologie malate. Ed è penoso sentire che in Italia la condizione di tossicodipendenza sia un'aggravante (o un'attenuante per i picchiatori).
Ne "La Repubblica" del 14/11/09, Adriano Sofri scrive: "La tossicodipendenza è una sciagura per chi ci incappa e per chi gli vuol bene, e diventa un danno per tutti quando il fanatismo proibizionista esalta gli affari illegali. In Italia oggi è una ragione per finire nelle celle "di sicurezza", o di galera, o nei letti di contenzione dei manicomi giudiziari - come per il coetaneo di Cucchi morto in cella a Parma, Giuseppe Saladino, che aveva rubato "le monetine dei parchimetri" - o nel reparto confino dell'ospedale Pertini. È bello, è edificante, è spettacolare che questo succeda mentre si propone di abolire, più o meno, i processi, per i ricchi e potenti. È bello e istruttivo che, per adescare l'opinione intontita, si proclami che dall'abolizione dei processi saranno esclusi i reati di maggior allarme e "i recidivi". I "recidivi" sono i tossicodipendenti, che spacciano al minuto o rubano per la dose, e spacciano di nuovo e rubano per la prossima dose, e così via."
Non ci si vergogna più di niente in questo paese?
Quell'idiota di Carlo Giovanardi, classico (e triste) esempio di ottuso ignorante che si trova al governo e si occupa di una tematica come la droga dimostrando continuamente la sua totale incompetenza, si prodiga in imbarazzanti interviste a Radio24, dove sostiene che la la morte di Stefano Cucchi sia dovuta esclusivamente ai suoi problemi di tossicodipendenza. Secondo l'infelice cialtrone Stefano Cucchi sarebbe morto perché devastato dalla droga e dalla sieropositività. Cucchi non era sieropositivo, era un ragazzo di 31 anni con problemi di droga, arrestato per spaccio e morto ammazzato per fanatismo o per ideologie malate. Ed è penoso sentire che in Italia la condizione di tossicodipendenza sia un'aggravante (o un'attenuante per i picchiatori).
Ne "La Repubblica" del 14/11/09, Adriano Sofri scrive: "La tossicodipendenza è una sciagura per chi ci incappa e per chi gli vuol bene, e diventa un danno per tutti quando il fanatismo proibizionista esalta gli affari illegali. In Italia oggi è una ragione per finire nelle celle "di sicurezza", o di galera, o nei letti di contenzione dei manicomi giudiziari - come per il coetaneo di Cucchi morto in cella a Parma, Giuseppe Saladino, che aveva rubato "le monetine dei parchimetri" - o nel reparto confino dell'ospedale Pertini. È bello, è edificante, è spettacolare che questo succeda mentre si propone di abolire, più o meno, i processi, per i ricchi e potenti. È bello e istruttivo che, per adescare l'opinione intontita, si proclami che dall'abolizione dei processi saranno esclusi i reati di maggior allarme e "i recidivi". I "recidivi" sono i tossicodipendenti, che spacciano al minuto o rubano per la dose, e spacciano di nuovo e rubano per la prossima dose, e così via."
Non ci si vergogna più di niente in questo paese?
1 commento:
"Non mi uccise la morte ma due guardie bigotte, mi cercarono l'anima a forza di botte" ( da Il Blasfemo - Fabrizio De André).
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